Oggi festeggiamenti e celebrazioni, ma il campione fu bersagliato da insulti ovunque. Lui ha proseguito nella sua carriera, accettando anche la Serie B, ma alla fine decise di cercare nuove avventure.
Sono state scritte e raccontate molte cose sui cinquant’anni di Alessandro Del Piero. Festeggiamenti per l’ex capitano, ma io preferisco prendere le distanze, prevedendo reazioni infuocate e varie accuse.
Del Piero è celebrato da quelli stessi, e molti, che, seguendo le insinuazioni di un allenatore riguardo a un infortunio muscolare del giocatore della Juventus e a indagini da parte della magistratura, lo avevano coperto di fango e calunnie, accusandolo di doping e addirittura offrendogli insulti omofobi. Pensate che tipo di attacco e ingiuria in un contesto dove la virilità è ostentata in gesti scaramantici, come toccarsi “los huevos”, come dicono gli spagnoli (e non “los cojones”, come ha erroneamente scritto l’esperto Gramellini).
Del Piero è stato deriso ovunque, tramite striscioni dei tifosi avversari e provocazioni degli avversari in campo. Ma lui ha continuato dritto, lasciando che le parole scivolassero via come acqua su piume d’oca.
Tuttavia, esiste anche un lato meno luminoso della sua carriera, o meglio, del suo legame professionale con la Juventus. Accadde quando, tramite i suoi agenti, avanzò la richiesta di un contratto di 10 miliardi di lire, quasi dieci volte l’importo già concordato, minacciando di trasferirsi al Parma, con cui l’accordo era già in fase di definizione. Umberto Agnelli, lo stesso che aveva definito Del Piero “cocco di mamma”, così come l’Avvocato che passava da Pinturicchio a Godot, decise di accontentare le sue richieste.
Del Piero rimase a Torino, accettò anche la Serie B, ma a differenza di altre bandiere come Totti e Maldini, scelse di andare in India e Australia per accumulare ricchezze, sognando un richiamo dalla Juventus come dirigente. Un sogno che non si è realizzato e che difficilmente si avvererà.
