A cura di: Barbara Morris
Racconto della gara – Il mio resoconto da cronista
Dubai è una città che abbaglia, ma quella sera, sul palco dei Campionati Mondiali di Men Physique, a brillare più di tutto è stato un italiano: Andrea Miccio, che ha conquistato il titolo di Campione del Mondo per la terza volta consecutiva.
Un traguardo che va oltre lo sport.
In gara c’erano 11 atleti, tutti selezionati dopo qualificazioni nazionali durissime: ogni paese mandava solo i migliori, solo chi aveva davvero meritato l’accesso al Mondiale.
Il livello, quest’anno, era altissimo. Più alto perfino delle edizioni precedenti.
Ho visto Andrea salire sul palco con una calma apparente che nascondeva mesi di sacrifici. Posa dopo posa, ha imposto una presenza scenica e una definizione fisica che hanno parlato da sole. Quando è stato proclamato campione, non ha esultato subito: ha abbassato la testa, si è portato una mano al volto e… ha pianto. Lacrime vere. Lacrime di chi sa quanto ha dovuto rinunciare pur di essere lì.
Ed è stato proprio dopo quell’abbraccio emozionato con la sua squadra che gli ho rivolto le mie domande.

🎤 INTERVISTA AD ANDREA MICCIO – 3 VOLTE CAMPIONE DEL MONDO
Barbara Morris: Andrea, partiamo dall’inizio. Le selezioni di Perugia sono state decisive per arrivare fin qui. Che momento è stato?
Andrea Miccio: Le selezioni erano fondamentali. Solo chi superava quella fase poteva accedere al Mondiale. È stata una tappa dura, c’era tanta pressione, ma quando le ho passate ho capito che il sogno era ancora vivo.
Barbara Morris: A Dubai il livello era altissimo, più delle edizioni precedenti. Te lo aspettavi?
Andrea Miccio: Sinceramente no. C’erano atleti da tantissime nazioni, tutti preparatissimi. Non mi aspettavo di vincere per la terza volta. Arrivare primo in questa categoria professionistica è stato un colpo al cuore… in senso buono.
Barbara Morris: Ti abbiamo visto emozionarti tantissimo. Cosa ti è passato per la testa quando hanno detto il tuo nome?
Andrea Miccio: Ho iniziato a piangere. In quel momento ho realizzato gli otto mesi di rinunce: niente feste, niente matrimoni, pochissime uscite con gli amici. Era come se tutto quel sacrificio si fosse materializzato davanti a me. E ho pensato al bambino che ero… a quello che nessuno vedeva davvero.
Barbara Morris: Hai parlato spesso del “bambino dentro di te”. Che ruolo ha avuto in questa vittoria?
Andrea Miccio: Un ruolo enorme. Ogni volta che salgo sul palco lo faccio anche per lui. Per quel bambino che si sentiva fuori posto, che aveva un sogno troppo grande. Oggi gli dico: “Vedi? Ce l’abbiamo fatta”.

Barbara Morris: Una dedica speciale: a chi va questa terza medaglia mondiale?
Andrea Miccio: È della mia famiglia, che mi ha insegnato cos’è un uomo prima di un atleta.
È dei miei nonni, che porto sempre con me.
È dei miei amici, che hanno visto le mie paure e non mi hanno lasciato cadere.
È anche di chi non ha mai creduto in me: quel dolore è diventato la mia fiamma.
E di chi mi ha conosciuto per quello che sono davvero: imperfetto, ma capace di credere. Sempre.
Barbara Morris: Andrea, cosa rappresenta davvero questa vittoria?
Andrea Miccio: La mia vita. Le mie cicatrici. Le mie cadute. Le mie rinascite.
Non è solo una medaglia: è la prova che tutto è possibile. Che i sogni dei bambini… a volte diventano realtà.
Andrea Miccio oggi non è solo un atleta che ha scritto la storia della Men Physique categoria professionisti.
È l’esempio vivente che la disciplina può diventare poesia, che il dolore può diventare carburante, che il sogno può diventare destino.
Tre volte campione del mondo.
Ma, forse, questa è solo l’inizio di qualcosa di ancora più grande.